Dott.ssa Laura Rabbione
Medico Dietologo - Torino e Pinerolo

Diabete

Il diabete è una patologia del metabolismo del glucosio, che causa iperglicemia.
Il glucosio è la principale fonte energetica del nostro organismo: si può calcolare che un uomo adulto normopeso di 80 kg e attività motoria di medio grado abbia giornalmente un fabbisogno di circa 2400 kcal, fornite da 350g di carboidrati* (comunemente detti zuccheri) e per il resto da lipidi e proteine. Se lo stesso soggetto diventa diabetico il suo fabbisogno di glucosio non cambia; a variare è la capacità del soggetto di usarlo come fonte metabolica.
Fisiologicamente il glucosio puro si presenta in forma di polvere, e non è presente nella nostra dieta.
Il glucosio si trova però all’interno della struttura molecolare di alcuni carboidrati alimentari: disaccaridi come il lattosio del latte, amidi e malto destrine presenti soprattutto nei cereali, nei tuberi e nei legumi.
Nell’intestino i carboidrati digeribili (quelli per cui produciamo gli enzimi), vengono scissi in catene più corte: solo il glucosio e alcuni disaccaridi e monosaccaridi, infatti, possono essere assorbiti e ritrovarsi nel sangue.
Una volta in circolo, il glucosio può entrare nelle cellule e andare a depositarsi come “scorta”(glicogeno), oppure essere immediatamente coinvolto nella produzione di altre molecole (funzione plastica) o di energia (funzione energetica).
Anche gli altri monosaccaridi e disaccaridi possono essere trasformati in glucosio.
Infine le nostre cellule epatiche possono sintetizzare glucosio ex-novo, usando come substrato altre molecole.
Questo processo si chiama gluconeogenesi.
Mentre le cellule cerebrali sono in grado di assimilare il glucosio direttamente dal sangue, in altri tessuti organici (nei muscoli e nel tessuto adiposo) la possibilità del glucosio di entrare nelle cellule è fortemente facilitata dall’azione dell’insulina. Questi tessuti sono detti “insulino sensibili”.
L’insulina è un ormone prodotto dal pancreas in risposta all’incremento della glicemia (glicemia = concentrazione del glucosio nel sangue): fisiologicamente l’aumento della glicemia successiva a un pasto stimola il rilascio di insulina dal pancreas; in questo modo il glucosio può entrare nelle cellule insulino sensibili e la glicemia postprandiale si riduce abbastanza rapidamente.



DIABETE DI TIPO 1

Il diabete di tipo 1 si manifesta in soggetti giovani (età media…); esso dipende da una distruzione delle cellule pancreatiche di natura autoimmune e genera una carenza di produzione di insulina, con conseguente iperglicemia, glicosuria e chetoacidosi. I pazienti affetti da diabete di tipo 1 sono insulino-dipendenti e non possono vivere senza la terapia sostitutiva con l’insulina iniettabile.
Le cause del diabete di tipo 1 sono di natura autoimmune: il diabete non insorge a causa degli zuccheri nella dieta.
La necessità di calcolare attentamente la quantità di zuccheri introdotti con la dieta per i diabetici di tipo 1 è fondamentale per adeguare il dosaggio dell’insulina da iniettare. L’apporto di carboidrati totali nei pazienti affetti da diabete di tipo 1, in assenza di altre motivazioni patologiche, non deve essere ridotto, ma bilanciato con gli altri nutrienti. Inoltre le carenze nutrizionali croniche in questi pazienti possono causare malnutrizione negli adulti e compromettere l’accrescimento nell’età evolutiva.



DIABETE DI TIPO 2

Il diabete di tipo 2, invece, dipende da una resistenza dei tessuti periferici all’insulina (insulino-resistenza): l’insulina non è più in grado di attivare efficacemente i trasportatori cellulari del glucosio, quelli che ne permettono l’ingresso nelle cellule dei tessuti insulino sensibili (muscoli e tessuto adiposo). Il primo dato rilevabile, infatti, è un rallentamento del decremento della glicemia post prandiale; l’organismo, allora, reagisce producendo più insulina; quindi inizialmente le glicemie basali (cioè a digiuno) possono essere nella norma e le glicemie post-prandiali possono essere riportate alla normalità grazie all’aumentata produzione di insulina: in questa fase potrà essere il dosaggio della insulinemia a svelare la presenza di una insulino-resistenza. In una seconda fase si potrà avere il diabete conclamato* (*tabella diagnosi di diabete secondo le linee guida americane/italiane).
Le complicanze di un diabete trascurato sono molteplici. Le complicanze acute gravi, ma reversibili sono …. Nell’arco degli anni possono anche svilupparsi danni irreversibili soprattutto a carico del sistema cardiocircolatorio (arteriopatia e grave rischio di ischemia cardiaca, cerebrale…) , della retina fino alla cecità, dei reni con insufficienza renale ingravescente e del sistema nervoso periferico.
Se è vero che spesso si riconosce una “famigliarità” per il diabete di tipo 2, è anche vero che, oltre ai geni, esistono numerose altre cause favorenti l’insorgenza dell’insulino-resistenza sulle quali è possibile intervenire per migliorare il controllo glicemico e ridurre il rischio di sviluppare le complicanze: la dieta e l’esercizio fisico sono gli strumenti primari di terapia per il paziente diabetico.
Modificando il proprio stile di vita, adottando sane abitudini alimentari associate all’esercizio fisico, il paziente diabetico di tipo 2 può ottenere il controllo glicemico senza l’ausilio farmacologico oppure ridurre la terapia ipoglicemizzante, fino talvolta alla sospensione.
La dieta del paziente diabetico di tipo 2 non deve portare al dimagrimento se il paziente è normopeso, mentre il calo ponderale è auspicabile per pazienti sovrappeso o obesi. Il regime alimentare, in entrambi i casi, non dovrà essere fortemente ipoglicidico (a contenuto di carboidrati non deve essere eccessivamente ridotto); piuttosto il paziente potrà essere guidato dal dietologo nella scelta alimentare, al fine di selezionare i prodotti, le porzioni e gli orari dei pasti più adatti a favorire il controllo glicemico ed eventualmente il calo ponderale, ottenendo anche il migliore senso di sazietà.



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